mercoledì 10 ottobre 2012

Amnesty International...e Norberto Bobbio!

Oggi 10 ottobre 2012 ricorre il decimo anniversario della giornata Mondiale contro la pena di morte istituita da Amnesty Intenational. Uno dei temi più dibattuti del secolo, certamente tra i più delicati considerato che alcuni stati faticano tuttora ad abolirla.

Proprio oggi mi è capitato per caso tra le mani un mio libro di testo universitario: l'Età dei diritti di Norberto Bobbio, una raccolta di 12 saggi che hanno come tema centrale i Diritti dell'uomo.

Sfogliandolo mi sono soffermata in particolare su uno degli ultimi capitoli intitolato "Il dibattito attuale sulla pena di morte" e mi sono imbattuta in una pagina abbastanza forte. Bobbio -da sempre contrario alla pena di morte- si pone delle domande particolari. Prima, avvalorando la testi degli abolizionisti -che trattano della irreversibilità degli errori giudiziari- porta a conoscenza dei lettori uno dei principi che stanno a fondamento anche della giurisdizione italiana: "Meglio che un criminale si salvi piuttosto che un innocente perisca". 

Continuando nella descrizione poi, egli cita una delle tesi degli anti-abolizionisti che pongono a giustificazione della loro posizione la questione della recidiva. Non sono pochi i casi in cui infatti un condannato poi graziato ha commesso nuovamente omicidi. L'autore allora si chiede, in quel caso, "Non importa che un innocente perisca, purchè un criminale si salvi?"




Questa è chiaramente una provocazione, vista la  posizione decisamente ABOLIZIONISTA del filosofo (Su cui, per altro, io concordo!), ma comunque le sue considerazioni sono forti e fanno riflettere. 

Tre anni fa mi è capitato di assistere ad un convegno tenuto nel mio vecchio Liceo in cui i temi principali erano Bioetica e Biodiritto. Mi colpì un termine utilizzato dal professor Barni, uno dei relatori, nel suo intervento: egli disse che è difficile cercare delle riposte certe quando "è il dolore a fare da Primadonna", ecco perchè quando si parla di aborto, di eutanasia (questi gli argomenti centrali nel dibattito che scaturì quel giorno) -e direi anche di pene capitali- è facile, facilissimo porsi domande; è semplice chiudere i periodi con i punti interrogativi, meno semplice invece è stabilire dei punti fermi.

Non sono i filosofi a poterlo dire, non è la legge e neppure la morale comune. Il diritto alla vita va oltre ogni logica e giurisdizione; è per questo che Amnesty International da sempre si batte per difenderlo.

Ci sono altri modi per tutelare la sicurezza comune, non certo con le condanne a morte si combatteranno i crimini e le ingiustizie. La violenza non fa che generare violenza, è necessario spezzare questa catena!

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